Biografia di Lev Yashin

Quando si parla di portieri leggendari, è impossibile non partire da lui: Lev Yashin, l’uomo in nero, il “Ragno Nero”, colui che ha rivoluzionato per sempre il ruolo del portiere. Figura iconica del calcio sovietico, Lev Ivanovič Jašin non è stato solo un campione tra i pali, ma un punto di riferimento generazionale. In questa biografia dettagliata pubblicata da Calcio di Rigore, ripercorriamo la sua storia, dagli umili inizi alla consacrazione come miglior portiere del XX secolo.

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Gli inizi tra guerra, fabbriche e sport

Lev Yashin nacque a Mosca il 22 ottobre 1929, in un contesto storico complesso. Cresciuto in una famiglia operaia, durante la Seconda Guerra Mondiale, a soli 12 anni, fu costretto a lavorare in una fabbrica per contribuire allo sforzo bellico. Queste esperienze temprarono il suo carattere, ma misero in secondo piano la passione per lo sport.

Nei primi anni della sua giovinezza, alternò il calcio all’hockey su ghiaccio, rivelando doti eccezionali in entrambi. Dopo un esaurimento nervoso a 18 anni, trovò sollievo nel servizio militare, dove poté ricominciare ad allenarsi. Proprio durante questi anni fu notato da Arkady Chernyshev, allenatore della Dinamo Mosca, che lo inserì nelle giovanili del club.

L’ascesa con la Dinamo Mosca

Yashin firmò per la prima squadra della Dinamo Mosca nel 1950, ma dovette aspettare diversi anni prima di imporsi come titolare, chiuso dalla leggenda Alexei Khomich. In un momento di frustrazione, valutò seriamente l’idea di dedicarsi all’hockey su ghiaccio, disciplina in cui vinse una Coppa dell’URSS nel 1953 come portiere.

La svolta arrivò nello stesso anno, quando Khomich si infortunò. Yashin sfruttò l’occasione per imporsi con autorità, mostrando doti fuori dal comune: riflessi straordinari, coraggio, senso della posizione e una comunicazione continua con la difesa. Caratteristiche che avrebbero definito lo standard per i portieri moderni.

L’impatto internazionale e la consacrazione

Nel 1954, esordì con la nazionale dell’Unione Sovietica, contribuendo a un memorabile 7-0 contro la Svezia. L’anno decisivo per la sua fama internazionale fu il 1958, in occasione della Coppa del Mondo in Svezia. Nonostante l’eliminazione ai quarti, le sue parate contro il Brasile (con Pelé e Garrincha) gli valsero la consacrazione come miglior portiere del torneo.

Nel 1960 vinse la prima edizione della Coppa delle Nazioni Europee (oggi EURO), battendo in finale la Jugoslavia. Il suo stile anticipava i tempi: era un portiere “spazzino”, capace di uscire dall’area e intervenire in anticipo, dominando lo spazio.

Il Pallone d’Oro e la consacrazione definitiva

Nel 1963, Yashin fu protagonista assoluto. Le sue parate nella sfida “Resto del Mondo vs Inghilterra” lo consacrarono a livello globale. Lo stesso anno, fu premiato con il Pallone d’Oro, diventando il primo e unico portiere della storia a ottenere il riconoscimento.

Il premio non fu solo simbolico: rappresentava il riconoscimento ufficiale per chi, fino a quel momento, era spesso considerato un comprimario. Con Yashin, il portiere diventava protagonista.

Le sfide e la rinascita

La carriera di Yashin non fu priva di ostacoli. Nella Coppa del Mondo 1962, compì alcuni errori gravi, come nella partita pareggiata 4-4 contro la Colombia. Criticato duramente dalla stampa sovietica, sembrava avviato al declino. Invece, nel 1966, tornò protagonista, aiutando l’URSS a raggiungere il 4º posto ai Mondiali in Inghilterra, miglior risultato nella storia della selezione.

Nel frattempo, continuava a vincere in patria con la Dinamo Mosca, collezionando 5 titoli sovietici e 3 Coppe dell’URSS.

Il ritiro e l’eredità nel calcio

Yashin si ritirò nel 1970, dopo oltre 20 anni da professionista e oltre 330 presenze ufficiali con la Dinamo. Dopo il ritiro, continuò a lavorare per il club in ruoli tecnici e amministrativi, non senza tensioni con la dirigenza politica del tempo.

Lev Yashin morì il 20 marzo 1990 a causa di un cancro alla prostata. Gli fu amputata una gamba alcuni anni prima, ma non perse mai la dignità e la determinazione che lo avevano contraddistinto anche in campo.

Nel 1994, la FIFA gli conferì il riconoscimento di Miglior Portiere del XX secolo, e nel 1998 l’IFFHS lo nominò Miglior Portiere di tutti i tempi. Una statua in suo onore campeggia oggi davanti allo stadio della Dinamo Mosca. Il premio FIFA Yashin Award, assegnato al miglior portiere dei Mondiali, porta il suo nome.

I numeri di una leggenda

  • Partite ufficiali con la Dinamo Mosca: 326

  • Presenze in nazionale: 74

  • Rigori parati: 151

  • Clean sheet in carriera: oltre 270

  • Titoli con la Dinamo Mosca: 5 campionati sovietici, 3 Coppe dell’URSS

  • Premi individuali: Pallone d’Oro 1963, Ordine di Lenin, FIFA Goalkeeper of the Century

 

Conclusioni

La figura di Lev Yashin non è solo leggenda sportiva, ma anche simbolo di rigore, determinazione e innovazione. Ha definito un’epoca e cambiato per sempre il modo di interpretare il ruolo di portiere, aprendo la strada a generazioni di numeri uno.

Per questo motivo, non sorprende che venga citato in ogni discussione su I portieri più forti della storia o tra i calciatori più grandi di tutti i tempi.

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